Me-ti disse a Lai-tu: Ti ho visto accendere il fuoco. Se non ti conoscessi, mi sarei certo offeso. Avevi l’aria di qualcuno che è costretto ad accendere il fuoco, e siccome ero presente soltanto io, dovevo supporre di essere io quello sfruttatore. Lei disse: Volevo scaldare la stanza il più presto possibile. Me-ti disse sorridendo: Quel che volevi, io lo so. Ma tu lo sai? Tu volevi che io, il tuo ospite, me ne stessi a mio agio, al calduccio; si doveva fare alla svelta, perché si potesse cominciare a conversare; io dovevo amarti; il legno doveva cominciare a bruciare; l’acqua del tè doveva bollire. Ma di tutto questo riusci appunto solo il fuoco. L’attimo andò perduto. Si fece alla svelta, ma la conversazione dovette aspettare; l’acqua del tè bollì, ma il tè non fu pronto; ogni cosa fu fatta per l’altra, ma nessuna per se stessa. E quante cose si sarebbero potute esprimere nell’accendere il fuoco! Vi è dentro un antico costume, l’ospitalità è qualche cosa di bello. I gesti con cui la bella legna viene accesa possono essere belli e suscitare amore; l’attimo può essere sfruttato, e non ritorna. Un pittore che avesse voluto dipingerti mentre accendevi il fuoco al tuo maestro avrebbe avuto ben poco da dipingere. Non c’era gioia in questo modo di accendere il fuoco, era solo schiavitù.
Bertolt Brecht, Me-Ti, Libro delle svolte
sempre un piacere leggere il MIO (scusa ma sono geloso... :-D) BB
ReplyDeleteMe Ti è una delle non poche cose che devo a un amico, maestro, amato della mia adolescenza, insieme a Camus, Cristina Campo, e "questo cielo non ha altro dove", e anche al sapere chi è Ipazia.
ReplyDeleteCiò detto, ora che non sono più un'adolescente e non ho più bisogno di maestri, a rileggerlo trovo sotto sotto irritante il paternalismo di BB - anche la poesia che un tempo mi commuoveva tanto
Il nostro incessante colloquio, simile
al colloquio di due pioppi, il nostro colloquio di tanti anni
è ammutolito. Io non sento più
ciò che dici o scrivi, né tu senti
ciò ch’io dico.
Ti ho tenuto sulle ginocchia e t’ho pettinato i capelli,
ti ho insegnato le regole dell’arte della guerra,
ti ho spiegato come si tratta con un uomo
come si leggono i libri e come si leggono i volti,
come si combatte e come si riposa,
ma ora mi accorgo
che non ti ho detto una quantità di cose.
Spesso mi alzo la notte, e in gola
mi strozzano i consigli inutili.
ora mi irrita, ma sarà che non sono più una ragazzina ...