La farsa della rivolta, l'abolizione o il nascondimento di qualunque "se noi non siamo, io non sono" nella rivolta, è strettamente connesso alla farsa dell'amicizia, alla messa in scena delle relazioni più intime e costitutive del nostro essere.
Perché questo è ciò che è veramente nuovo del nostro tempo: non ci troviamo più semplicemente davanti a un simulacro di vita che sostituisce ciò che uno potrebbe vivere in proprio, o che distrae dal mondo di isolamento, ostilità e paura a cui siamo ridotti e così lo rende possibile. Ci troviamo davanti a qualcosa d'altro e più sottilmente pericoloso: alla costruzione deliberata di un mondo diverso, nel quale l'amicizia è la relazione che lega dieci piccoli indiani il cui scopo è, per ciascuno, che il prossimo a venir fatto fuori sia l'altro. Queste rappresentazioni non sono neutre, ma insegnano un linguaggio dei sentimenti, il modo per comprenderli e interpretarli. Per questo dico: costruiscono un mondo.
E' un nuovo livello dello scontro, in cui dopo aver screditato o ridicolizzato principi necessari ma, per così dire, esterni, ci si rivolge all'interno, a quello che più intimamente fonda il nostro essere. Ed è uno scontro profondamente politico, profondamente connesso alla costruzione dell'impossibilità della rivolta come "se noi non siamo, io non sono".
Perché è vero che non c'è sentimento più impolitico dell’amicizia: l'amore, almeno, riesce a formare delle famiglie, a istituzionalizzare il bisogno dell’altro (come il papa c'insegna, la famiglia è il primo nucleo della società).
Invece, ciò che mi lega alle persone – né molte, né poche - a cui ho dato la mia amicizia, più disinteressato dell'amore, che sopporta l'assenza senza cambiare, anche quando le nostre vite diventano lontane, e sopporta senza cambiare persino il fatto che parti di noi siano irrimediabilmente lontane … questo legame non fonda proprio niente, quando fonda qualcosa si corrompe, e corrompe la cosa, e non è possibile che fra liberi ed uguali.
Per questo è incomprensibile, inattuale, pericoloso, e va combattuto ad ogni costo.
E noi dobbiamo, invece, combattere ad ogni costo perché sia possibile. Non, dico, perché tutti divengano amici, che sarebbe un inganno, una falsa paz y falso sueño, ma perché tutti abbiano la stessa possibilità di esserne degni, e perché in mezzo a noi sia possibile incontrare persone degne di amicizia, e non individui paurosi e asserviti impegnati nell’eliminazione del prossimo concorrente.
“Bisognerebbe che l’amicizia non fosse soltanto lo spazio della fiducia, ma il mezzo per riflettere sul mondo in più persone, di apportare la luce di più persone sul mondo e sulla storia… Diversamente dall’intimità, l’amicizia è una qualità politica: è il mondo che si cerca di accogliere e comprendere insieme”.(Hanna Arendt)
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