Mia figlia che ride e salta sventolando il suo novello diploma da piccolo vigile del fuoco, o che strilla tuffandosi sotto i cavalloni. La guardo, e penso: vale la pena che al mondo ci sia la morte, per permettere di esistere a cose così.
E poi penso: perché un bambino che ride (non necessariamente mia figlia) mi dà un senso di felicità così assoluta? Credo che sia perché quando un bambino è felice vedo la sua assoluta perfezione qui ed ora, percepisco che un bambino è perfetto in ogni momento, è sempre esattamente quello che deve essere.
Di questa perfezione fa parte anche il cambiamento, certo, il fatto che Laura in questo stesso momento sta crescendo, e diventerà un'altra, e già non è più la tenera trottolina impacciata che non capiva esattamente cosa farsene del mare. Ma se penso a queste cose, o forse se do' peso a queste cose, smetto di vederla - di vedere quel che è nella sua completa perfezione di questo momento.
Penso, allora: se non avessimo i ricordi, in ogni momento saremmo interi e perfetti.
Laura stessa ricorda, e rimpiange quando era più piccola, e - temo - si preoccupa di non diventare abbastanza. Cerco di levarle queste idee, ma ovviamente non posso: il cammino per liberarsi dei ricordi, a quanto pare, è lungo e difficile.
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