Saturday 26 September 2009

Religioni del lamento

Il volto della terra è segnato dalle religioni del lamento. Nel cristianesimo esse hanno raggiunto un tipo di validità generale. La muta che è loro veicolo ha solo breve durata. Cosa conferisce consistenza alle forme di fede da cui scaturisce il lamento? Cosa attribuisce loro continuità attraverso i millenni?
La leggenda sulla quale esse si formano narra di un uomo o di un Dio morto ingiustamente. E' sempre la storia di un inseguimento, si tratti di una caccia o di una persecuzione; può esservi collegato anche un processo ingiusto
(...)
La caccia o l'inseguimento sono narrati in tutti i particolari: si tratta di una storia precisa, nettamente personalizzata; sempre scorre il sangue, anche nella più umana delle Passioni: il Cristo stesso versa il suo sangue. (...) La caccia o la persecuzione, però, sono sempre intese dal punto di vista della vittima.
Al termine della caccia si forma una muta del lamento, il cui lamento possiede una nota particolare: il morto è stato ucciso per amore degli uomini che lo piangono. (...) I piangenti non accettano la sua morte, vogliono riaverlo in vita.
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Perché un numero così grande di persone partecipa al lamento? In che cosa consiste la sua forza di attrazione? Che cosa offre agli uomini? In tutti coloro che vi partecipano si compie il medesimo processo: la muta di caccia o la muta dei persecutori si purifica trasformandosi in muta del lamento. Gli uomini hanno vissuto come inseguitori, e sempre più come inseguitori essi continuano a vivere. Essi cercano carne di altri, la straziano, e si nutrono del tormento delle creature deboli. Nei loro occhi si specchia lo sguardo straziante della vittima; l'ultimo grido, di cui si dilettano, si incide incancellabilmente nella loro anima. Forse la maggior parte di essi non si rende conto di nutrire insieme con il proprio corpo anche l'oscurità dentro di sé. Ma colpa e angoscia crescono inarrestabili in loro, senza lasciare speranza di redenzione. Così gli uomini si uniscono a chi muore per loro, e nel lamento su di lui si sentono essi stessi inseguiti e perseguitati. In quel momento, nonostante tutte le loro azioni passate, tutta la loro ferocia, essi si collocano dalla parte del dolore. E' uno scambio delle parti improvviso e di ampia portata, che li libera dall'accumulo di colpe delle uccisioni trascorse e dall'angoscia di essere essi stessi afferrati dalla morte. Un altro prende su di sé tutto ciò che essi fecero agli altri: seguendolo fedelmente e senza riserve, essi sperano di sfuggire alla vendetta.
Le religioni del lamento sono dunque indispensabili per l'equilibrio delle anime degli uomini, fin tanto che gli uomini non rinunciano all'uccidere in muta.


Elias Canetti, Massa e potere (Muta e religione: Religioni del lamento) Adelphi 1981, pp. 173 ss.
(corsivi dell'autore, grassetti miei).

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