A Sergio Bologna (http://www.precaria.org/come-si-fa-a-difendere-la-democrazia-di-sergio-bologna.html/comment-page-1#comment-17158): quel grande di cui siamo scolari mi pare usasse anche l'espressione "schiavitù del lavoro salariato", e che auspicasse un mondo in cui la stessa persona è falegname al mattino, pescatore al pomeriggio e intellettuale la sera ...
Non è che la flessibilità potrebbe essere un falso nemico, che ci impedisce di vedere quello vero? Potremmo parlare invece del fatto, per esempio, che il diritto a vivere, avere una casa, mangiare, curarsi, avere figli ... i diritti della democrazia sostanziale di cui parli, insomma, sono appunto diritti, e non devono dipendere dall'avere un padrone? Siamo messi così, che il meglio che rivendichiamo è poter avere lo stesso padrone per tutta la vita, invece di rivendicare la possibilità di essere noi a mollarlo, il padrone, ma sapendo che non per questo finiremo su una strada.
(" i molesti, presuntuosi e mediocri epigoni che dominano nella Germania colta si compiacevano di trattare Hegel come ai tempi di Lessing il bravo Moses Mendelssohn trattava Spinoza: come un “cane morto”. Perciò mi sono professato apertamente scolaro di quel grande pensatore " K. Marx, Il capitale, libro I, Editori Riuniti, Roma, 19645, pag. 45)
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