Maggio 1988, un pranzo domenicale sul terrazzo a casa di mia madre (autrice della foto), soltanto lei, Girolamo e io. Qualche momento di noia, in verità, mentre mia madre e il mio moroso si dimostravano reciprocamente il proprio esprit discutendo di Kant, Girard, Schmitt.
Ma no emportaba nada: ero immersa, e nel pieno possesso, di "ciò che solum è mio, e ch'io nacqui per lui" (è perfetto che la frase sia dell'acutissimo Machiavelli),
ed è per questo che questa foto mi descrive più di ogni altra.
Insieme a una di quando ero bambina: cercavo di fare l'enigmatico sorriso della Gioconda, e invece venne fuori il mio volto combattivo e intransigente, quello che interroga e non fa sconti a nessuno - lo sguardo della pantera.
Il volto che è soltanto nascosto dal gentile scetticismo di oggi, quello che fa sconti a tutti perché tanto non c'è nessuno che valga la pena.
Enrico Forni, che di quel ritrovato "ciò che solum è mio" era la guida e il catalizzatore, morì il 15 novembre di quello stesso anno, e io affrontai questo fatto nel modo che credevo fosse normale e decente: a testa bassa, fino alle estreme conseguenze, senza sconti. Scoprendo che non era tanto normale: sono tutto sommato normali la filosofia, o cose simili, non lo è affrontare le cose che devono essere affrontate con ogni mezzo necessario e fin dove ce la fai. O più probabilmente è normale, ma ciascuno a suo tempo e a suo modo, e in ogni caso da soli.
Per cui, sono passati più di vent'anni, non conosco nessuno che regga lo sguardo di quando ero bambina, e il mio sguardo di oggi è stanco come ha da essere lo sguardo della pantera. Ma mi piace ricordarmi così.
lo sguardo della pantera dietro le sbarre, che si muove con passi concentrici, finchè le sbarre oltrepassano la pupilla, e le sembra che oltre le sbarre non ci sia più nulla, Ma dentro, sopita nelle membra, sta un'enorme forza....
ReplyDeleteTi ci vedo bene come pantera Rilkiana!
Geliebt
ReplyDeletenon importa quanto si pieghi e ripieghi pudicamente una citazione - perché paragonarsi alla pantera del jardin des plantes è, diciamocelo, un po' troppo fare la pittima - tu riesci a scovarla lo stesso: com'è 'sta storia??!!
Sein Blick ist vom Vorübergehn der Stäbe
So müd geworden, daß er nichts mehr hält.
Ihm ist, als ob es tausend Stäbe gäbe
Und hinter tausend Stäben keine Welt.
Der weiche Gang geschmeidig starker Schritte,
Der sich im allerkleinsten Kreise dreht,
Ist wie ein Tanz von Kraft um eine Mitte,
In der betäubt ein großer Wille steht.
Nur manchmal schiebt der Vorhang der Pupille
Sich lautlos auf. -Dann geht ein Bild hinein,
Geht durch der Glieder angespannte Stille -
Und hört im Herzen auf zu sein.