Wednesday 17 June 2009

L'Aquila e la shock economy

"Katrina era una tragedia ma, come scrisse Milton Friedman nel suo editoriale sul Wall Street Journal", era "anche un'opportunità". (...) "Nel giro di poche settimane, la costa americana del Golfo del messico divenne un laboratorio nazionale per lo stesso tipo di "governo gestito dagli appaltatori" che era stato introdotto in Iraq. (...). Come in Iraq, anche stavolta il governo svolse il ruolo di bancomat, adibito a depositi e prelievi. Le aziende ritiravano fondi attraverso enormi contratti, e poi ripagavano il governo non svolgendo bene il proprio lavoro, ma versando contributi alla campagna elettorale e/o fornendo leali truppe per le prossime elezioni" (...) "Tra le scuole, le case, gli ospedali, i trasporti e la carenza d'acqua pulita in molti quartieri, la sfera pubblica di New Orleans non stava subendo nuna ricostruzione ma una cancellazione, con il pretesto dell'uragano".
Naomi Klein, Shock economy, RCS 2007, pp. 468-474

Shock economy è un libro di Naomi Klein uscito nel 2007, che fornisce strumenti molto convincenti per leggere quanto sta accadendo a l'Aquila.

La tesi del libro è che esista un "capitalismo dei disastri" che utilizza le teorie sviluppate negli anni '70 sull'elettroshock come strumento per fare tabula rasa delle personalità "disturbate" e costruire su questa tabula rasa personalità "adattate". In analogia con l'elettroshock, il "capitalismo dei disastri" utilizza le situazioni di shock create con le torture o le guerre, come ad esempio in Cile o in Iraq, o determinate da disastri naturali come lo tsunami in Sri Lanka o l'uragano a New Orleans - o il terremoto a l'Aquila - e la tabula rasa (sia materiale che relativa alla incapacità di reazione della popolazione) che producono per realizzare zone franche in cui instaurare un affarismo di pura rapina.

La caratteristica di queste zone franche, o "zone rosse", sono la militarizzazione del territorio giustificato dall'emergenza, la gestione attraverso servizi privati remunerati con appalti pubblici, l'azzeramento fin dove possibile dei servizi, delle sicurezze e delle infrastruttture pubbliche, la totale sottrazione delle decisioni e anche della possibilità di agire dalle mani della popolazione locale, che è essa stessa sottoposta a un controllo militare giustificato con l'emergenza, trattata come vittima da "difendere" quando non come criminale (gli "sciacalli" di New Orleans) o come nemico (Iraq).

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