Un caro amico, Pier Cesare Bori, usava riunirci ogni settimana per fare silenzio insieme, e poi leggere e discutere insieme un breve testo scelto da lui, che dopo ci inviava. Oggi mi è tornato alla mente questo:
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Il Dhammapada è un antico testo buddhista, che leggiamo qui con il commento Buddhaghosa, V d.c., il più autorevole interprete del buddhismo theravadin,
del sud-est asiatico. Buddhaghosa è un autorevole autore e commentatore
del V secolo d.C., a lui si deve anche questo commento, attraverso
storie che ricostruirebbero la situazione in cui il Buddha avrebbe
pronunciato le 423 strofe del Dhammapada.
Dhammapada 143 e 144
La storia del monaco Pilotikatissa
143: Di rado si trova nel mondo un uomo
frenato dalla vergogna
che comprende il rimprovero
come il cavallo la frusta.
144: Come un buon cavallo colpito dalla frusta
siate ardenti e pieni di slancio.
Con fede virtù e retto sforzo
con la calma concentrata e discernimento del Dhamma,
con la sapienza e la buona condotta perfettamente consapevoli
abbandonerete questa grande sofferenza.
La storia di Thera Pilotikatissa
Mentre
stava al monastero di Jetavana, il Buddha pronunciò le strofe143 e
144 di questo libro,con riferimento a Thera Pilotikatissa.
Una
volta Thera Ananda vide un giovane vestito in maniera squallida che si
aggirava mendicando il cibo ; ne sentì pietà e ne fece un asceta. Il
giovane asceta lasciò i suoi vecchi panni e la sua ciotola da mendicante
sulla forcella di un albero. Quando divenne un bhikkhu (monaco) fu
conosciuto come Pilotikatissa. In quanto bhikkhu, non doveva
preoccuparsi del cibo e del vestito siccome si trovava nel benessere.
Eppure talvolta non era contento della sua vita come bhikkhu pensava di
tornare alla vita di laico. Quando si sentiva così tornava all’albero
dove aveva lasciato i suoi panni e la sua ciotola. Là, ai piedi
dell’albero, si interrogava: «Svergognato! Vuoi lasciare il posto dove
sei nutrito e vestito per bene? Vuoi tornare a quei panni squallidi e
riprendere a mendicare con questa vecchia ciotola in mano?» In questo
modo rimproverava se stesso; calmatosi poi tornava la monastero. Così
accadde molte volte. Quando gli altri bhikkhu gli chiedevano perché
tornasse spesso all’albero dove aveva lasciato i panni e la ciotola,
rispondeva che andava a trovare il suo maestro.
Tenendo
così a mente i suoi vecchi panni come oggetto di meditazione egli
arrivò a realizzare la vera natura degli aggregati dei khandha e alla
fine divenne un arahat. Allora smise di andare dall’albero. Gli altri
bhikkhu notando che Pilotikatissa aveva smesso di andare dall’albero dei
suoi vecchi vestiti e ciotola, gli domandarono: «Perché non vai più dal
tuo maestro?» E lui rispose: «Quando ne avevo bisogno, dovevo andarci
ma ora non ne ho più bisogno». Quando i bhikku udirono questa risposta, lo portarono dal Buddha. Giunti alla sua presenza dissero; «Venerabile Signore! Questo bhikkhu
pretende di essere divenuto un arahat, ma dev’essere un bugiardo». Ma
il Buddha li smentì e disse: «Bhikkhu! Pilotikatissa non mente, dice la
verità. Sebbene prima fosse in relazione con il suo maestro, adesso non
lo è più. Thera Pilotikatissa ha istruito se stesso a distinguere tra
cause giuste e cause erronee e a discernere la vera natura delle cose.
Egli adesso è un arahat, e così adesso non c’ più relazione tra lui e il
suo maestro». Allora il Buddha pronunciò le due strofe come sopra:
Pilotikatissatthera Vatthu
Hirinisedho puriso
koci lokasmi vijjati
yo niddam apabodheti
asso bhadro kasamiva.
Asso yatha bhadro kasanivittho
atapino samvegino bhavatha
saddhaya silena ca viriyena ca
samadhina dhammavinicchayena ca
sampannavijjacarana patissata
jahissatha dukkhamidam anappakam.