Sono due problemi diversi: la violenza è controproducente, la violenza è sbagliata. Perché la violenza potrebbe essere giustificata anche se è controproducente.
Terzo problema, se sia inevitabile: un incendio, quando è partito, è inevitabile. Questo non vuol dire che sia giusto, o utile, né che ci si debba buttare nel fuoco invece di cercare di contrastarlo. I tuoi studenti, ciascuno di loro e tutti insieme, possono scegliere cosa fare e possono ragionare sulla scelta, etica e di opportunità, e in questo senso la violenza non è inevitabile.
Quello che dico è che:
1. non riconosco a rappresentanti politici che non hanno saputo indicare prospettive - e non sono scesi in piazza con i loro rappresentati martedì scorso - il diritto di condannare una violenza di cui sono responsabili con la loro incapacità e la loro ignavia.
2. per contrastare la violenza ci vuole autorevolezza, o per meglio dire ci vuole essere degni di fiducia, ed essersi dimostrati tali con le proprie parole e azioni (con la coerenza, l'onestà, l'attenzione ...). Tu lo sei, e i tuoi studenti lo sanno. I politici che stigmatizzano la violenza invece non fanno che ripetere uno "state buoni e lasciate fare al manovratore" che non ha più alcun diritto di esistere.
3. la violenza fa comodo al governo, almeno finché può servirsene per giustificare una violenza repressiva maggiore, e la presenza di infiltrati e provocatori lo dimostra. Può essere che il livello di delegittimazione sia tale che in realtà quest'arma gli si ritorca contro. Può anche darsi che dal caos nascano nuove forme di azione politica, o anche semplicemente che i conflitti sociali costringano le forze di rappresentanza politica a cambiare direzione. Francamente, non lo so, e quindi non so se la violenza sia controproducente.
4. per giudicare se sia giusta o sbagliata, bisognerebbe intendersi su cosa significa "violenza", perché troppo spesso, ultimamente, è stata tacciata di violenza qualunque forma di opposizione. Per me è violenza dire "+ vedove - poliziotti", non è violenza fare una barricata. E' violenza venir meno, in qualunque forma, al riconoscimento dell'altro essere umano e del suo valore. Non è violenza fare cose che disturbano la quiete pubblica.
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