L’opera d’arte nulla può mutare e nulla rimediare; una volta ch’esiste, di fronte agli uomini sta come la natura, in sé colma, a se stessa affaccendata (come una fontana), dunque, se così la si vuol chiamare, impartecipe.
Rilke, Briefe an eine junge Frau
Una volta mi accadde di rendermi conto di questo. Il colore dell'alba, quella volta, era bello, e io lo guardavo e sentivo desiderio e nostalgia - di cosa? L'alba era lì, non la potevo toccare, e neppure avrei voluto, ma la potevo guardare. Era lì, e io la guardavo e ne sentivo la mancanza.
Credo che sia di questo che parla Rilke: nel sentire la bellezza sentiamo anche la lontanana della cosa, il fatto che è in sé stessa, non ci appartiene, non è nostra in nessuno dei sensi possibili di "mio", e suscita in noi un desiderio e una nostalgia senza rimedio, ci ricorda la nostra solitudine e può insegnarci, semmai, a estendere questa solitudine "su più ampio paese".
E questo è anche dell'amore: ... è così grande la differenza? è mai stato davvero, ciò ch'è stato? è stato dico, tanto da riempire il desiderio, sormontare la lontananza? cambia moltissimo per noi, certo - la pienezza divina dell'amore appagato, e non solo immaginato. Ma è un istante: poi la lontananza, la nostalgia, ci tornano accanto, e sono con noi anche in presenza dell'amato.
credo di capire questo sentimento così particolare, nostalgia dello stesso attimo che viviamo
ReplyDeletegrazie di averlo spiegato così bene
marina